Tutti i fotografi professionisti conoscono il World Press Photo Contest, un prestigioso premio fotografico che viene assegnato ogni anno ad Amsterdam. Annualmente partecipano circa 5.000 fotografi da almeno 30 Paesi del mondo, che inviano ogni tipo di immagine: dolce, cruenta, sanguinaria, simpatica, esilarante, ecc. Purtroppo spesso a vincere sono le foto relative alla guerra; nell’immaginario collettivo, infatti, è ancora fortissima la foto di Aylan, bimbo siriano di 3 anni morto sulla costa turca.
Il World Press Photo Contest assegna i premi in base a 10 categorie molto diverse tra loro, come lo sport, la cronaca, la vita comune, ecc. Un’apposita giuria si riunisce per ben 12 giorni, dopodiché emette il verdetto sulle migliori foto, che vengono esposte in mostre itineranti per il mondo (al Museo di Roma a Trastevere in Italia), e raccolte in un libro fotografico. Il vincitore del premio si porta a casa una discreta cifra: 10.000 euro.
World Press Photo Contest: vince Burhan Ozbilici
Il vincitore dell’ultima edizione del World Press Photo Contest è Burhan Ozbilici, che ha immortalato l’intera drammatica sequenza dell’uccisione dell’ambasciatore russo Andrei Karlov ad Ankara, per mano del 22enne Mevlut Mert Altintas, agente di polizia turco ucciso poco dopo dagli uomini della sicurezza. Burhan Ozbilici ha voluto raccontare quei minuti pieni di orrore e di terrore, dove una vita umana si è spenta dinanzi ai suoi occhi.
Il fotoreporter, che lavora per l’agenzia Associated Press, di rientro dal lavoro, aveva deciso di passare alla galleria d’arte di Ankara, dove c’era una mostra fotografica dedicata alla Russia. Sapeva della presenza dell’ambasciatore russo, quindi credeva fosse opportuno fermarsi e fare delle fotografie per esigenze d’archivio. Mai avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovato in un inferno di piombo e pallottole e che, invece di una semplice mostra fotografica, avrebbe scattato delle foto di una morte in diretta.
Nonostante la concitazione di quei momenti, le urla, gli spari ed il terrore, Burhan Ozbilici è riuscito a mantenere la calma, riparandosi dietro ad un muro, scattando delle foto molto crude. Lo scatto vincitore del World Press Photo Contest ritrae l’attentatore con un dito rivolto verso l’alto, la pistola in una mano ed il corpo esanime dell’ambasciatore russo che giace senza vita alle sue spalle. Una foto che racconta la drammaticità e la follia di quei momenti, in cui l’attentatore ha urlato a squarciagola frasi inneggianti Allah, chiedendo vendetta per la Siria e per Aleppo. Il 22enne Mevlut Mert Altintas, dopo aver messo in pratica il suo folle gesto, ha sbraitato contro le foto dedicate alla Russia appese sui muri.
Le dichiarazioni successive
Il vincitore del World Press Photo Contest ha ammesso di avere avuto paura e, allo stesso tempo, di essere consapevole del fatto che poteva morire o essere ferito da una pallottola vagante. Nonostante ciò ha deciso di portare a termine il suo lavoro, ripensando ai suoi colleghi fotoreporter e giornalisti che sono morti nelle zone di guerra svolgendo la propria attività. Burhan Ozbilici rivela che nella sala erano presenti anche bambini terrorizzati, mentre le ambulanze ed i veicoli blindati sopraggiunti poco dopo hanno immediatamente accerchiato l’edificio. Quindi c’è stata l’irruzione armata degli agenti di polizia, che hanno freddato l’attentatore che continuava a brandire minacciosamente la pistola contro i presenti, invocando Allah e giustizia per la Siria.
Gli scatti del vincitore del World Press Photo Contest ritraggono anche i volti sopraffatti dalla paura e dalla disperazione dei presenti. Le espressioni delle persone sono molto significative e forse sono addirittura più drammatiche del corpo esanime dell’ambasciatore che giace a terra, in quanto nelle loro lacrime e nei loro sguardi attoniti si può leggere la tensione e la paura che serpeggiavano in quegli orribili istanti. Burhan Ozbilici rivela di essere rimasto molto colpito dalle foto precedenti l’attacco, che ha scaricato una volta rientrato in ufficio. Mevlut Mert Altintas ha camminato per un po’ alle spalle dell’ambasciatore Andrei Karlov, come se fosse un amico fidato pronto a difenderlo. Di lì a pochi minuti invece ne sarebbe diventato il suo carnefice, uccidendolo a sangue freddo e sparandogli alle spalle senza pietà.