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La tecnica del Bokeh e l’effetto sfocato

Tema fondamentale per la fotografia è il Bokeh, che significa “sfocatura” oppure viene inteso come “confusione mentale”; questa tecnica ha trovato diffusione a partire dalla metà degli anni novanta, diventando il punto centrale per la realizzazione di una fotografia delle aree fuori fuoco. Sembra che il primo a porre l’accento sulla qualità dello scatto delle zone fuori fuoco sia stato Minolta, mostrando un ritratto in esterni con lo sfondo fuori fuoco. Permette di ottenere così un effetto creativo sfruttando le proprietà ottiche degli obiettivi.

Possiamo dire che, in fotografia, la tecnica del bokeh è legata alla nozione di profondità di campo: lo sfocato di ciascun obiettivo è dato da uno schema ottico e per questo non è considerato modificabile dal fotografo, mentre la scelta del valore di apertura e della distanza di messa a fuoco adatti, sono un fattore personale che dipendono unicamente dal fotografo, che va ad agire sulla profondità di campo dell’immagine. Scegliendo delle lenti idonee è possibile ottenere un effetto sfocato a un basso rapporto focale, ma le migliori ottiche per poter ottenere il massimo dall’effetto bokeh sono i teleobiettivi e gli obiettivi per macrofotografia. Per esempio se vogliamo realizzare dei ritratti, possiamo optare per quegli obiettivi caratterizzati da lunghezze focali comprese tra gli 85 e i 150 mm: lo scopo sarà quello di ottenere un rapporto focale basso andando così a minimizzare la profondità di campo per avere un effetto “sfocato” dall’aspetto piacevole sullo sfondo.

LE CARATTERISTICHE DELLA SFOCATURA

Il bokeh può essere determinato da numerosi fattori oltre alla profondità di campo: quando si diminuisci la zona di fuori fuoco tende ad aumentare e questo è reso possibile dall’aumento dell’apertura del diaframma, che consente di ottenere una sfocatura più morbida. Il bokeh è dunque influenzato dal diaframma e dal numero di lamelle usate, che agiscono sulla forma finale della foto: si ottiene infatti uno scatto che si avvicina molto a una sfocatura circolare. E sono proprio le lamelle ad essere l’elemento base del bokeh, insieme all’aberrazione sferica. Immaginiamo di trovarci di fronte a un’inquadratura da immortalare: sullo sfondo abbiamo una sorgente di luce, come può essere un lampione, e l’obiettivo è puntato su un soggetto in primo piano. In questo caso la percezione che otteniamo del lampione sarà quella di un cerchio luminoso, poiché le luci sono i soggetti più sensibili quando si parla di bokeh. Questo cerchio luminoso potrà apparire come un tondo costante e intenso, oppure come un cerchio che avrà un’intensità maggiore al centro, tendendo poi a sfumare verso i suoi bordi.

L’aberrazione sferica, che appartiene ai sistemi ottici con lenti sferiche che portano proprio alla formazione di un’immagine distorta, influisce sulla profondità di campo e quindi sulla nostra sfocatura. Le luci che fotografiamo arrivano nell’obiettivo non sempre sullo stesso piano: le fonti di luce che abbiamo al centro avranno una messa a fuoco precisa, mentre quelle più lontane avranno una messa a fuoco diversa proprio per l’uso delle lenti di forma circolare. Da qui prende vita l’aberrazione sferica. Se poi chiudiamo il diaframma la profondità di campo aumenta: così facendo escludiamo le parti esterne della lente e il soggetto centrale sarà costantemente posto in primo piano, apparentemente più netto e preciso.

La forma del diaframma determina così il modo in cui saranno fotografate le alte luci sfocate, mentre la correzione dell’aberrazione sferica incide sul modo in cui le luci sono riprodotte per intensità e luminosità.