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Corso base: l’apertura e chiusura del diaframma

E’ importante ricordare che sono due i parametri che condizionano una fotografia, ovvero il tempo e il diaframma. La teoria più importante da comprendere è legata al concetto di apertura o chiusura del diaframma, uno dei meccanismi che serve per poter regolare la quantità di luce che andrà a raggiungere il sensore. Ogni fotocamera può operare con valori crescenti, e il diaframma è uno di questi: l’apertura e la chiusura infatti sono un movimento automatico che viene messo in atto dalla macchina fotografica nel momento in cui viene calcolata l’esposizione corretta e cammina insieme al calcolo del tempo di esposizione. La scala standard del diaframma permette questi valori:

1 – 1,4 – 2 – 2,8 – 4 – 5,6 – 8 – 11 – 16 – 22 – 32 – 45 – 64

In realtà la maggior parte delle fotocamere che troviamo regolarmente in vendita sul mercato non superano il valore di 16, mentre per le digitali ci si ferma a 8. Che cosa vuol dire tutto questo in pratica? Gli obiettivi di tali fotocamere non potranno quindi chiudere il diaframma più di tanto, e questo offre una gamma estremamente ridotta di valori possibili rispetto alle analogiche, oppure alle stesse reflex digitali che dispongono invece di obiettivi molto professionali. Con questi valori, se supponiamo di scattare una foto in pieno giorno, sappiamo quindi che davanti a un sole alto in cielo il nostro obiettivo non potrà mai chiudersi in modo tale da filtrare il bagliore esterno e per tale motivo la macchina avrà bisogno di ridurre in modo netto il tempo di posa che arriverà quindi fino a una velocità di 1/4000 di secondo. Tutto questo ci permetterà comunque, con queste fotocamere, di ottenere un’esposizione corretta in automatico; nonostante ciò però conoscere le basi del diaframma è fondamentale per poter andare a influenzare una messa a fuoco perfetta.

Quando un fotografo punta su un’apertura molto ampia deve infatti sapere che andrà a limitare nettamente la messa a fuoco, che viene chiamata profondità di campo, sul soggetto che si vuole fotografare, mentre quando si opera con un obiettivo a diaframma chiuso tutto apparirà ben definito e nitido, sia quello che appare nello sfondo che in primo piano. Ricordate sempre che maggiore è la profondità e maggiore sarà la possibilità di vedere a fuoco gli oggetti che compongono la nostra foto.

CONTROLLO DEL TEMPO

Il diaframma si affida però alla stretta collaborazione di un altro parametro fondamentale: il tempo. E’ infatti importante pilotarlo in modo manuale a seconda del tipo di immagini che vogliamo realizzare: per operare su questo parametro diventa necessario passare dalla modalità automatica a una definita semi-automatica, lasciando così che la fotocamera possa calcolare l’apertura corretta permettendo al fotografo di agire sul tempo impostandolo in base alle proprie necessità. Tale modalità si chiama controllo del tempo e può essere identificata nelle macchine fotografiche con la lettera S, che sta a significare shutter, oppure nel caso delle fotocamere programmabili è rappresentato con un’icona di un corridore.

Ricordate sempre che vi è anche un’eventuale modalità di lavoro detta reciproca, dove un fotografo può impostare a mano l’apertura del diaframma e si lascia alla fotocamera il compito di calcolare automaticamente il tempo di esposizione. In questo caso si parla di controllo del diaframma, rappresentato dalla lettere A (dall’inglese aperture priority).